Quello scorso è stato un weekend all’insegna del design. Meglio ancora è stato un viaggio emozionale alla scoperta di cosa c’è dietro a questo mondo. L’occasione è stata promossa da L’Ambiente che ogni anno in concomitanza con la Cortina Fashion Weekend organizza una serie di appuntamenti dedicati al tema. Quest’anno insieme al mio studio Perissinotto & Bettini Associati ho avuto il piacere di moderare due incontri particolarmente piacevoli. La prima serata il dialogo tra Massimo Castagna, art director di HENGE e Kicco Bestetti, storico consulente di Paola Lenti è andato alle origini di questo lavoro: la passione che c’è nell’ideare, progettare e realizzare prodotti pensati per arredare luoghi vitali per le persone.
Nella seconda serata invece i riflettori sono stati puntati addosso a un brand come Lanerossi che di storia ne ha, tanto da poterlo considerare a tutti gli effetti un’icona e non solo dal punto di vista del design e il dialogo con Ennio Santagiuliana e Marta Perin che hanno raccontato del progetto thermocoperta Lanerossi.
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Lo scorso fine settimana è stato caratterizzato da un sabato particolare. Una giornata decisamente rigenerante, di confronto, di condivisione di esperienze e di progettazione di scenari futuri. Il tema non poteva che essere la narrazione e tutto ciò è accaduto grazie alla presenza di uno straordinario gruppo di professionisti che hanno fatto delle storie e dell’immaginazione, a vario titolo, il proprio lavoro (e aggiungo anche la modalità per esprimere se stessi). Di loro, di noi, ci sarà modo di parlare con il tempo. Nell’attesa vi condivido una riflessione generata da questo incontro tra anime affini. Parte della giornata è stata dedicata al tema di grande attualità e discussione sull’Intelligenza Artificiale. Abbiamo testato ChatGPT. Lo abbiamo osservato, analizzato, stressato. Non mi dilungo sulle considerazioni in merito a ciò che è, ciò che fa e ciò che può diventare. Torno invece sulla riflessione e la consapevolezza che mi sono portato a casa da questa esperienza. Non ci sono certezze, se non quella di fare il proprio lavoro al meglio. Chi scrive come me per raccontare storie di impresa lo fa quasi come una missione. Quella di far emergere l’anima di un’impresa. Perché dico ciò? Non sappiamo fino a che punto arriverà la tecnologia in questo ambito, di sicuro abbiamo bisogno sempre di metterci in discussione per migliorare, ricordarci la fortuna che abbiamo nel fare questo lavoro, allenare l’empatia, creare relazioni umane ed emozionare e continuare ad emozionarci. Alla fine non faccio che ritratti di persone attraverso le parole. È per questo che sono tornato a casa e ho iniziato a scrivere dell’ultimo incontro che avevo fatto in un’azienda appena prima di Natale. A voi la lettura, nella speranza di donarvi anche solo una piccola sensazione del perché faccio tutto ciò. Buona lettura.

