
Settembre, per chi resta legato al calendario scolastico, è il vero inizio dell’anno. Porta con sé un po’ di malinconia per l’estate passata, giornate di luce più brevi, ma anche la voglia di costruire qualcosa di nuovo.
Per me sarà un mese ricco di appuntamenti. Il 16 settembre a Treviso presso Casa Silcart tornerà “Forma & Sostanza”, con un dialogo dedicato al teatro insieme a Edoardo Bottacin. Il giorno dopo, a Venezia, debutterà la nuova rassegna “MANI D’ORO – Storie di bellezza artigiana italiana” al Londra Palace Venezia, con ospite l’artigiana muranese Alessia Fuga.
Sabato 20 settembre sarò al Lido di Venezia per la presentazione del libro “Sempre in Viaggio – Appunti per genitori imperfetti”insieme a Fabio Garganego, con la moderazione di Maurizio Carlin. E il 25 e 26 settembre terrò due lezioni online per la Scuola di FundRaising di Roma, dedicate allo storytelling applicato alla raccolta fondi.
Solo alcune tappe di un settembre che apre a una stagione 2025/2026 che si preannuncia entusiasmante.





Lo scorso fine settimana è stato caratterizzato da un sabato particolare. Una giornata decisamente rigenerante, di confronto, di condivisione di esperienze e di progettazione di scenari futuri. Il tema non poteva che essere la narrazione e tutto ciò è accaduto grazie alla presenza di uno straordinario gruppo di professionisti che hanno fatto delle storie e dell’immaginazione, a vario titolo, il proprio lavoro (e aggiungo anche la modalità per esprimere se stessi). Di loro, di noi, ci sarà modo di parlare con il tempo. Nell’attesa vi condivido una riflessione generata da questo incontro tra anime affini. Parte della giornata è stata dedicata al tema di grande attualità e discussione sull’Intelligenza Artificiale. Abbiamo testato ChatGPT. Lo abbiamo osservato, analizzato, stressato. Non mi dilungo sulle considerazioni in merito a ciò che è, ciò che fa e ciò che può diventare. Torno invece sulla riflessione e la consapevolezza che mi sono portato a casa da questa esperienza. Non ci sono certezze, se non quella di fare il proprio lavoro al meglio. Chi scrive come me per raccontare storie di impresa lo fa quasi come una missione. Quella di far emergere l’anima di un’impresa. Perché dico ciò? Non sappiamo fino a che punto arriverà la tecnologia in questo ambito, di sicuro abbiamo bisogno sempre di metterci in discussione per migliorare, ricordarci la fortuna che abbiamo nel fare questo lavoro, allenare l’empatia, creare relazioni umane ed emozionare e continuare ad emozionarci. Alla fine non faccio che ritratti di persone attraverso le parole. È per questo che sono tornato a casa e ho iniziato a scrivere dell’ultimo incontro che avevo fatto in un’azienda appena prima di Natale. A voi la lettura, nella speranza di donarvi anche solo una piccola sensazione del perché faccio tutto ciò. Buona lettura.

