Umiltà e determinazione, sempre con quella delicatezza di fermarsi un attimo prima, per non apparire, ma dare risalto alla dimensione di gruppo. D’altronde il sottotitolo di Non esiste un’unica stella era “Perché le grandi imprese non si fanno da sole”. Lei è Laura Calzavara. È la CEO di Punto Ciemme, azienda che lavora nell’ambito degli allestimenti fieristici e questa la sua testimonianza dal suo #AvampostoImpresa.
#AvampostoImpresa: Daniele Lago
Prima di iniziare la chiacchierata abbassa la musica di Pat Metheny. Scopro che prima d’aver fatto l’incontro della sua vita con il design, era un amante della musica. Suonava pure la chitarra jazz, mai a livello professionale, ma con quel trasporto addirittura da fargli abbandonare un’altra passione, quella per il volley.
#AvampostoImpresa: Michela Beraldo

Michela Beraldo (a dx) protagonista dell’ #AvampostoImpresa di oggi, insieme alla socia Oriana Martini
Il racconto dell’#AvampostoImpresa di oggi arriva dalla città di San Donà di Piave. È una piccola, ma importante testimonianza. Piccola, perché non stiamo parlando di grande industrie, di grandi brand. Importante perché la protagonista di questo racconto, ha uno straordinario atteggiamento imprenditoriale, una voglia di crescere professionalmente e personalmente e uno spirito costruttivo di confronto e di condivisione.
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#AvampostoImpresa: Fabio Di Pietro
La paura più forte che noi imprenditori dobbiamo vincere è la paura al cambiamento… quella paura che ci fa pensare di non essere in grado di reinventarci in questo mercato
Dal suo #AvampostoImpresa legato al mondo del Turismo e Horeca, Fabio Di Pietro (C0-Founder di 5-Hats) condivide pensieri, paure e speranze, legate al suo lavoro, ma non solo.
#AvampostoImpresa
Una decina di giorni fa ho scritto questo articolo che parlava di futuro e di speranza. Chi fa impresa oggi si trova a dover affrontare una sfida che forse non avrebbe mai voluto affrontare. Ecco perché ho deciso di dare spazio alle voci dei tanti imprenditori e imprenditrici che si trovano in prima linea a dover gestire questa emergenza, che avrà un impatto economico e sociale, che non siamo ancora in grado di misurare.
Chi vuole condividere la propria testimonianza legata alle difficoltà, alle paure, ma pure alla fiducia e alle opportunità, che questa situazione ha generato, può mandarmi un semplice file audio registrato anche dal proprio smartphone via mail o via wetransfer. Chissà che non si possa ripartire con un nuovo racconto d’impresa, dove i punti cardini potrebbero proprio essere umanesimo e rinascimento. Le testimonianze poi verranno pubblicate sul mio spazio di Nòva Il Sole 24 Ore: To Be Continued.
(Photo by Giovanni Corti on Unsplash)
Il futuro: condizione necessaria per raccontarsi
Sono giornate strane. E senza entrare nel merito dell’emergenza che stiamo vivendo, c’è un elemento che narrativamente parlando fa riflettere sull’attuale situazione. Questo elemento si chiama futuro. Proprio così e chi si occupa di narrazione d’impresa questa cosa la sa molto bene, come la sa altrettanto bene chi fa impresa. Perché è così importante?
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Un’azienda stressata e infelice può avere un successo duraturo?
Guardati dentro; è lì che si trova la fonte di ogni bene.” (Marco Aurelio)
Cosa centra la narrazione del sé con l’intelligenza emotiva, la mindfulness e la produttività di un’impresa? Ne parlo nell’ultimo articolo che ho pubblicato su nòva Il Sole 24 Ore. Se siete curiosi o interessati questo è il link.
Buona lettura!
Trasferire emozioni alla sostanza delle cose
Durante le vacanze ho fatto un pò di letture legate al tema della leadership e ancora una volta mi sono accorto il forte legame esistente tra una narrazione coerente e una leadership credibile.
“La narrazione di un’impresa non può (e non deve) limitarsi alla stesura di buone storie. L’unica efficace narrazione è quella che è in grado di trasferire emozioni alla sostanza delle cose. Senza quest’ultima non può esserci una storia credibile. Tanto meno una leadership credibile”
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The Human Touch
Giovedì scorso ho partecipato al meeting annuale di ETN International, una splendida realtà che si occupa di formazione in mobilità attraverso l’erogazione di servizi formativi per la mobilità (dal viaggio, ai soggiorni studio, a tirocini e workshop) oltre che della progettazione di straordinari percorsi formativi esperenziali, che avevo già avuto il piacere di raccontare sul mio blog di nòva Il Sole 24 Ore. Abbiamo trascorso una bellissima giornata insieme parlando di narrazione d’impresa. È stato un viaggio ricco di emozioni e di tante storie di persone uniche. Complimenti per quello che stanno facendo e soprattutto per come stanno lavorando. Sono una realtà che guarda al futuro, fa innovazione e valorizza il suo capitale più importante, quello umano. The Human Touch. Grazie ad Anna Carla Ronchi e al presidente Luciano Donato Marino per l’invito e vi lascio all’articolo scritto proprio da Anna Carla subito dopo questa esperienza.
Questione di metafore, ma non solo
Quando si parla di narrazione si cita sempre il viaggio dell’eroe di Joseph Campbell, ma al di là di questo, quello che non stupisce più, ma è diventata un’associazione automatica, è come ci sia un parallelismo perfetto tra le imprese sportive e quelle imprenditoriali. Tra questi due mondi non manca “quasi” nulla.
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