Sulla strade del riso

Uno dei capitoli di Non siamo mica la Coca-Cola, ma abbiamo una bella storia da raccontare è dedicato a un territorio, quello vercellese e alla sua comunità che tra coltura e cultura stanno tracciando una nuova narrazione dedicata alla Strada del riso. Uno dei principali “attivatori” di questo racconto collettivo è l’amico/collega Massimo Benedetti. Proprio lui oggi sul suo blog mette insieme alcuni buoni motivi per leggere questo libro.

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Storytelling non è fiction

O almeno così è per me.

C’è un elemento che fa da discriminante tra lo storytelling e la fiction. Questo si chiama autenticità. Lo storylelling lo si presenta come una modalità persuasiva che adotta il racconto per intercettare la sensibilità dei suoi fruitori, in primis i clienti. Duranti i miei incontri spesso mi viene posto proprio l’interrogativo legato alla veridicità o meno dei racconti che si fanno portatori con modalità diverse delle aziende con i propri brand.

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Ci siamo!

Non siamo mica la Coca-Cola, ma abbiamo una bella storia da raccontare - Andrea BettiniDa oggi “Non Siamo Mica la Coca-Cola, ma abbiamo una bella storia da raccontare” è disponibile in tutte le librerie, ma soprattutto da oggi le storie che ho vissuto non saranno più (solo) mie. Anche perché forse non lo sono mai state.
Quello che ho cercato di fare è stato di mettere su carta delle esperienze che altri avevano vissuto prima di me. Spero di essere stato sufficientemente rispettoso delle grandi emozioni che i veri protagonisti di questo libro mi hanno trasferito. Non mi rimane che lasciare a voi lettori il giudizio su quanto narrato in questo mio viaggio tra piccole e medie realtà imprenditoriali, nonché intraprendenti artigiani del fare.

Buona lettura!

Scheda del libro

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(Ph. Credits: Alfredo Montresor)

Non chiamateli Case History, ma Storie

Se da quell’auditorium le parole del docente non si fossero trasformate in un entusiasmante racconto, Mivar, sarebbe rimasto uno dei tanti marchi citati durante un corso di strategie d’impresa. Allo stesso modo, se il mio primo capo non mi avesse fatto vedere come deve essere esposto il portfolio dei lavori realizzati, non credo che sarei riuscito a trasmettere le passioni e le professionalità che stavano dietro quei lavori. Di esempi ne avrei diversi da portare. Sono cambiati i tempi, le dinamiche economiche, gli strumenti di comunicazione, ma il problema di base rimane lo stesso: trasferire all’interlocutore quanto di buono si è fatto.

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Pensare (in gruppo) in modo innovativo e fuori dagli schemi

Se ti svegli all’alba per essere a Padova alle 8:30 di un sabato mattino, o sei devoto a Sant’Antonio e sei lì in pellegrinaggio, oppure sei fiducioso. Fiducioso che l’innovazione, non sia solo un intercalare tra i più usati nell’ultimo periodo, ma un fondamentale processo per l’evoluzione di un Paese. È così che a pochi passi dalla stazione, in uno spazio di rigenerazione urbana, come quello di coworking del CO+, ci si trova per condividere un nuovo metodo di facilitazione del pensiero mirato all’innovazione. Iconthinking è il suo nome. Alberto Cappellari e Silvia Toffolon i suoi ideatori. In platea una trentina tra imprenditori, professionisti e consulenti, attenti a cogliere cosa ottenere attraverso tale strumento.

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La terza via del consumo attraverso lo storytelling

Non è stata solo la sequenzialità a farmi scattare questo pensiero. Sta di fatto che leggendo prima l’articolo a firma di Fabrizio Patti su Linkiesta intitolato “Così i centri commerciali provano a battere l’ecommerce” (leggi qui) e immediatamente dopo “Un chilo e due di esperienze, per favore – Cosa rende felice il consumatore oggi?” pubblicato dalla redazione del blog di FrancoAngeli (leggi qui), ho provato a immaginare cosa potesse legare queste due situazioni.

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Cronaca di una storia annunciata

Venerdì scorso si è tenuto a Milano, presso il Nuovo Teatro Ariberto di Milano, il IV Convegno Nazionale di Storytelling dell’Osservatorio Storytelling, dal titolo “NarrAbility – Sai raccontare la tua storia?”. Quest’anno il convegno era dedicato al tema delle competenze narrative presenti nel nostro quotidiano. Un appuntamento al quale non potevo mancare. Ed è così che alle 5.15 suona la sveglia che dà inizio a questo straordinario viaggio.

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